SACCA Focus – Intervista a Luigi Napolitano

Breve nota biografica

Mi chiamo Luigi Napolitano, classe 1979. Conseguita la maturità artistica nelle Arti Applicate sez. Mobile presso l’I.S. d’Arte F. Juvara di San Cataldo nel 98, e a Palermo la laurea in Architettura nel 2011. Ho iniziato un percorso professionale approfondendo soprattutto gli aspetti inerenti alla rappresentazione e all’interior design, e da lì il passo è stato breve a lasciarmene affascinare completamente.

Professional experiences and exhibitions

Vincitore del “Agorà Textile Sez. Irisun Raytent”. Martano (LE) 7 Ottobre 2018.
Esposizione “La Piazza le Idee i Progetti”, Sprech Agorà Design, Martano (LE) 3-7 Ottobre 2018.
Esposizione “Past meet Future” Materia Indipendent Design Festival, Catanzaro 20-23 Settembre 2018.
Vincitore del “Awards Talent Design 2017” Taormina 22 Luglio 2017.
Esposizione “What’s up?” Taomoda-Design, Taormina dal 15 al 22 Luglio 2017.
L’articolo sul Corriere Della Sera “Tra Ecologia e stampa 3d, Il design diventa light” 20 Maggio 2017.
Pubblicazione “Design For 2016” autore Promote Design (cur.), Edito Fausto Lupetti Editore, Lambrate (MI) 2016.
L’invito da ADI Sicilia per la “Summer Design Fest: It’s a Wonderflut Time”.
Vittoria del concorso internazionale per Formabilio Srl, con Rimodula.
Professional experiences: Formabilio – Makerizi – Petram – Hiro – Giovanardi – Sacca.

Come definisci il design oggi?

Io non so bene definire il design di oggi, oltretutto sono tantissime le tendenze, anche diametralmente opposte le une alle altre, che si vedono: da quelle generaliste, della rivoluzione industriale e della grande distribuzione; a quelle che vogliono ripensare e rivitalizzare le tradizioni culturali dei luoghi in cui nascono, facendo un lavoro sull’identità antropologica dell’oggetto; a quelle che cercano di reinterpretare il ruolo del design annullando la dicotomia con l’artigianato, come ricerca di valore intrinseco al prodotto, che viene riconsegnato, dalla macchina alle esperienze e alle mani dell’uomo.

Il Designer deve capire i bisogni, oltre che conferire e svelare nuovi significati e modi d’uso, rendendo semplici le cose complesse e stimolanti le azioni noiose: “Come designer, credo si debbano fare oggetti non solo belli e utili, serve piuttosto provare a pensare e fare le cose con occhi diversi. L’obiettivo è coinvolgere le persone, in un continuo stimolo creativo ed evocativo, rendendole partecipi in qualche modo, alla dimensione creativa: evocando, con ogni prodotto, nuovi significati ed emozioni, raccontando e suggerendo una nuova esperienza del fare”.

Un paio di aggettivi per definire il tuo design.

Stimolante (concernente lo stimolo creativo che, non si esaurisce nel progetto ma viene proiettato sull’azione dell’uso quotidiano, stimolando creativamente il cliente quasi in una dimensione di gioco creativo, attraverso la flessibilità del prodotto, oltre che, la sottesa efficacia ed efficienza).

Flessibile/interattività (non ci si può limitare a creare oggetti più o meno belli e utili, nella moltitudine di prodotti di mercato nel mondo globale: occorre provare a fare un passo avanti nella ricerca di significato sul prodotto pensato, non più sulla base della semplice utilità o valore estetico, ma verso oggetti “flessibili”, capaci cioè di rimodularsi, ricomporsi, reinterpretarsi a seconda del fruitore che, agisce attivamente e “interattivamente”, con la composizione dell’oggetto, conferendo e partecipando all’attribuzione di significato.

Smart/iconico (nella misura in cui ogni prodotto deve essere pensato oltre che per avere un suo grado di efficacia ed efficienza, anche per avere un’identità “riconoscibile” in modo semplice e chiara, immediata al primo sguardo, nascondendo il suo grado di complessità sottesa solo nella molteplicità delle possibili interpretazioni e interazioni formali e di significato.

                                      

Quanto l’arte contemporanea ritieni possa influenzare il design? Inoltre pensi che sia uno scambio prettamente unilaterale o bidirezionale?

Non credo ci possano essere strutture culturali completamente autonome anzi, credo che per essere tali debbano essere aperte e flessibili e facilitare gli apporti più vari e inaspettati. Perciò, credo personalmente che l’artista crei pezzi di realtà che hanno a che fare con il mondo soggettivo di chi li realizza. Sono pezzi di mondo e non solo rappresentazioni o interpretazioni del mondo. L’artista attraverso l’opera crea significati e valori, che in rari casi sanno pure essere universalmente riconosciuti, o incarnare le aspettative del futuro.

In questa ricerca di valore e di significato il design di oggi o almeno una parte, aspira a far propri alcuni valori dell’arte, senza contraddizioni o dicotomie, perché la nuova consapevolezza ecologica della green economy e della sostenibilità ci porteranno ad un minor consumismo e ad una minore produzione di oggetti indifferenziati, per la ricerca di ciò che davvero è utile, sostenibile e valorizzante l’esperienza del vivere, con cui ha a che fare il design. Così come accade per esempio già oggi con le serie a tiratura limitata di oggetti di design, o del paradosso del pezzo unico, utilizzando modalità che erano tipiche del mondo dell’arte. Questo per dire che, come già accennato prima, le strutture culturali sono sempre aperte e si contaminano vicendevolmente, arricchendosi.

Quali altri settori influenzano il design e quali sono i tuoi modelli di ispirazione?

Credo che il nostro modo di essere e le nostre conoscenze personali siano il frutto delle nostre idee, esperienze e conoscenze pregresse (e in esse ci può stare di tutto), che modifichiamo di volta in volta determinando chi siamo oggi. Perciò fare nomi e dare riferimenti diventerebbe fuorviante o riduttivo di quello che è il nostro mondo espressivo di riferimento. Premesso questo, tutto può influenzare il design, senza riserve (le nuove tecnologie, la tradizione, l’ambiente naturale o culturale, la ricerca di laboratorio sui nuovi materiali e le nuove potenzialità strutturali e formali, i processi di lavorazione, la consapevolezza green e della sostenibilità, l’arte, l’osservazione e l’ascolto dei bisogni dell’uomo, che assumono oggi un carattere di grande mutevolezza). Proprio per questo occorre sapere quale strada si vuole percorrere e quali idee si vogliono perseguire.

Sicilia terra amara o dolce? Qual è il tuo rapporto con essa? E come ti poni con tutto il resto?

Il rapporto con la propria terra, a prescindere da quale essa sia, non credo possa non essere conflittuale e ostinato, un rapporto che è d’amore e di odio, se mi si passa la frase fatta, ma perfetta per la mia isola “continente” come la definì G. Bufalino.

La Sicilia è amara e dolce, non prevale né una o l’altra cosa, lo diceva bene Gesualdo Bufalino, quando scriveva: “capire la Sicilia significa dunque per un siciliano capire se stesso, assolversi o condannarsi”, perché la Sicilia non è una, ma sono diverse. Perciò mi viene tanto difficile, quanto ad altri estremamente facile, esprimere la sicilianità, quale sicilianità? È forse nel mio senso di vaghezza, di policentrismo culturale-identitaria, che esprimo la difficoltà di vestire un’unica immagine della Sicilia: che non può essere né coerente, né unitaria. E mi piace pensare, che in fondo il mio lavoro (attraverso il suo carattere flessibile, stimolante, di gioco e interazione), rifletta in qualche modo questa flessibilità culturale e di significati, che fugge gli stereotipi tanto facili, e non si chiude in se stesso per volontà e aspirazione.

Cosa pensi del progetto SACCA? Ritieni che l’unione di più settori, con una sede fissa e una piattaforma online per la vendita, possano favorire l’accessibilità a un pubblico più vasto e trasversale?

SACCA è un progetto che ha tutte le carte in regola per potersi dimostrare vincente, sotto tanti punti di vista. Ricordo ancora con grande entusiasmo la chiacchierata fatta con Giovanni Scucces quando mi raccontava il suo progetto, chiedendomi cosa ne pensavo. Questa è una delle tante belle Sicilie, entusiasmanti, capaci, giovani e dinamiche, che vogliono fare Cultura prima di capitali, ma anche quelli servono.

Un progetto che attraverso l’arte, l’artigianato, il design e le eccellenze enogastronomiche della nostra terra, attraverso le risorse culturali e personali dei suoi partecipanti, vuole e deve fare rete su un territorio arso dal sole, ma ricco come pochi, che sa fare della diversità, tipicità, e valore intrinseco da far conoscere al mondo. In questo senso, agire su più livelli è l’azione più giusta e perseguibile: così coesistono la galleria, luogo fisico tradizionalmente riconosciuto e di ritrovo culturale e artistico, proprio di chi vuole intessere relazioni dirette e sensibili sul territorio, al piano parallelo che è la piattaforma web, capace di sconfinare ogni limite fisico e culturale e aprirsi al mondo, a nuove e impreviste relazioni culturali ed economiche.

Certo economiche! Perché ogni progetto, ogni prodotto deve essere capace di creare un indotto economico che arricchisca il territorio, non solo di valori culturali ma anche economici. E in questo andrebbe aiutata anche dalle amministrazioni locali, che dovrebbero riconoscerne il valore, pur se in un quadro culturale, che troppo spesso ha trattato questo comparto come di serie B, ignorandone il potenziale, indifferentemente, dalle gallerie ai teatri, alla musica.

Quel che manca secondo me, a questa piattaforma però è la comunità, o il senso di comunità che non può dipendere solo dalla condivisione fisica di uno spazio con fini comuni, ma che deve coinvolgere anche nella distanza, chi attraverso il proprio PC, può vivere la piattaforma come una piazza virtuale dove scambiarsi idee e rinforzare relazioni, tematizzando il luogo virtuale attraverso il blog, o progetti brevi e mutevoli, che tocchino i temi specifici dell’arte o del design. O proponendo concorsi di idee e progetti che, (come hanno dimostrato diverse esperienze di piattaforme online), sono il modo più naturale per farsi conoscere (e far conoscere soprattutto la piattaforma a un pubblico il più vasto possibile), attraverso uno stratagemma culturale (il concorso di idee di design o d’arte), che faccia da volano a quante più persone possibili.

Esprimi un pensiero in riferimento all’attuale periodo che stiamo vivendo e agli eventuali risvolti futuri.

Mi auguro che il momento che stiamo vivendo possa apportare al suo termine una riprogrammazione dei sistemi economici, abitativi, produttivi ed ecologici, certo non di quelli sociali, che per natura devono evolversi naturalmente, ma che saranno influenzati dai primi e quindi anch’essi modificabili.

Non riesco ad averne però una visione chiara di quel che succederà a breve termine: tornerà tutto esattamente come prima? Rivendicando ancora una supremazia biologica assurda sul pianeta e l’ambiente biologico naturale in cui viviamo? Io mi auguro che prenderemo coscienza e consapevolezza di un nuovo “uomo fragile”, che riconosca nella propria fragilità, la stessa che ha il mondo in cui vive, e che possa imparare e rimodulare il suo rapporto con l’ambiente e la sostenibilità a tutti i livelli e in tutti i sistemi. La storia insegna che dopo ogni crisi epocale, l’umanità svolta al cambiamento. Coglierne le opportunità oggi, vorrà dire partecipare al cambiamento e non subirlo.

Ulteriori info e prodotti disponibili:

https://www.sacca.online/portfolio/luigi-napolitano/

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