Breve nota biografica.
Manuele Mirabella nasce a Catania. Dopo aver conseguito la maturità artistica continua il suo percorso trasferendosi in Toscana, presso l’Accademia di Belle Arti di Carrara, frequentando la cattedra di scultura del professore Franco Mauro Franchi, che lo spinge ad approfondire la sua ricerca sul corpo della donna e suggerendogli un materiale alquanto inusuale e strano come la gommapiuma, materiale ingestibile che gli permette di ricreare al tatto quella morbidezza della figura femminile che, al giorno d’oggi, è ormai dimenticata.
Da cosa trai ispirazione?
La Donna è il centro. Il corpo, la sua forma, la sua quotidianità. Una continua ossessiva osservazione, quasi come una fame continua di un corpo normale, semplice, a volte non considerato e non esaltato abbastanza, anzi obbligato a trasformarsi per un bene estetico in una bellezza finta, costruita. L’ispirazione è proprio lei, la Donna di tutti i giorni che viene offuscata perché non rispecchia canoni e mode.

Manuele Mirabella, Santa, tecnica mista su tavola, cm 34×35, 2017
In riferimento alla tua produzione artistica, quali sono i linguaggi e i modi espressivi che prediligi? C’è un motivo ben preciso che ti spinge a preferire un mezzo piuttosto che un altro?
Che siano modellati, gommapiuma o disegni, sono ponti che raccontano o che meglio provo a fare in modo che loro raccontino.
Potresti fornire una chiave di lettura dei tuoi lavori? Cosa ti prefiggi di trasmettere?
Non penso ci sia una chiave di lettura ma bensì lascio ad altri l’interpretazione.

Manuele Mirabella, Dior, terracotta patinata, vetro e legno, cm 13×27, 2017/18
Nel tempo è cambiato il tuo lavoro? Se sì, come si è modificato?
Non penso sia cambiato qualcosa, piuttosto parlerei di un’evoluzione e una continua ricerca.
Sicilia terra amara o dolce? Qual è il tuo rapporto con essa? E come ti poni con tutto il resto?
L’amaro e il dolce vanno a braccetto e come tali li porto in giro qua e là, quindi un rapporto con alti e bassi.

Manuele Mirabella, Vagina, gommapiuma in teca, cm 20x20x5, 2018
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