SACCA Focus – Intervista ad Alessandra Grasso

Breve nota biografica

Salve, mi chiamo Alessandra, sono un’architetta che ama progettare mescolando vintage e moderno, mi occupo di progettazione di interni, arredi custom e design del prodotto. Orgogliosamente nerd, affascinata dall’arte, dipingo e disegno da quando ero bambina, amo e colleziono stampe antiche di botanica e minerali, da sempre incantata dall’astronomia, adoro viaggiare. Ho conseguito la laurea specialistica in Architettura nel 2015 e mi sono abilitata nello stesso anno. Da allora ho collaborato con architetti, negozi di arredo, webmagazine di design e ho lavorato in qualità di designer con alcuni brand siciliani e non.

Come definiresti il design oggi?

Rispondo partendo subito con la citazione di Herbert Simon, che ha elaborato l’universalmente nota definizione: “Design è ogni strategia volta a cambiare la situazione esistente in una migliore”. Design è quindi la coincidenza fra progettazione ed estetica in un oggetto/prodotto che ha lo scopo di migliorare il nostro quotidiano, che voglia rendere la nostra vita più semplice e confortevole, ma anche solo che ci strappi un sorriso grazie alle emozioni che  suscita ogni volta che lo si usa, tocca, guarda, afferendo non solo ai bisogni più materiali ma anche alla sfera del “sogno”. Il design non è solo funzionalità ma anche capacità di far vibrare l’anima.

Un paio di aggettivi per definire il tuo design

Funzionale, minimalista, morbido.

Da 0 a 10 quanto l’arte contemporanea ritieni possa influenzare il design? Inoltre pensi che sia uno scambio prettamente unilaterale o bidirezionale?

Credo che il rapporto fra arte e design sia un’osmosi complessa e variabile, legata a un meccanismo di fondamentale influenza reciproca. Sebbene sia insito nei prodotti di design la necessità di uso e funzionalità, che sono caratteristiche non correlate ai prodotti artistici, ma al carattere principale e costitutivo del design, ovvero alla dimensione industriale e seriale degli artefatti, da tempo è possibile rintracciare tanti approcci diversi al progetto di design che si mischiano al paesaggio fluido della creatività contemporanea. Penso, ad esempio, ai vasi di Gaetano Pesce o le creazioni di Martino Gamper che, credo, piacerebbero molto a Duchamp, o Maarten Baas e i suoi mobili sciolti. Per il design sfociare nel mondo dell’arte  equivale a dare un quid in più ai progetti, non solo per l’attribuzione del valore aggiunto nel suo essere, magari, un pezzo unico, o a tiratura limitata, ma perché porta l’oggetto a investigare, a viaggiare, a stuzzicare la sfera emozionale.

Quali altri settori possono far sentire il loro influsso? E più in generale, quali sono le tue fonti d’ispirazione?

Nella progettazione tutto è stimolo e ispirazione. Occorre essere curiosi e abili osservatori. Non c’è a mio avviso un “settore” specifico, anche osservare casualmente qualcosa o sentir pronunciare una parola può dare vita a un’idea. Per questo ritengo importantissimo fare esperienze, viaggiare, osservare, conoscere, mischiarsi, contaminarsi, anche con cose apparentemente distanti dalla progettazione. Nei miei progetti non mi do dei limiti, sicuramente mi piace muovermi dentro forme curve, sinuose, utilizzo spesso la forma del cerchio, ma mi piace attingere da fonti diverse, oggi dall’arte, domani dalla mitologia, in futuro dal cosmo, e poi chissà.

Sicilia terra amara o dolce? Qual è il tuo rapporto con essa? E come ti poni con tutto il resto?

Ripensando a Camilleri direi di essere una siciliana “di mare aperto”. Dopo l’abilitazione alla professione non ho esitato a trasferirmi a Torino, sono poi rientrata in Sicilia ma mi sono spostata per due volte, in momenti diversi, in Liguria dove, del resto, abito adesso da due anni. Non metto freno alle possibilità ma non posso negare che una parte del mio cuore è ancorata come un grosso scoglio alla mia terra. La Sicilia è una terra piena di contraddizioni, ci trovi dentro cose che funzionano bene e altre assolutamente da recuperare, esattamente come in tutti gli altri posti. Non mi piace il campanilismo, ma non voglio neppure denigrare la mia isola che per me resta sempre il luogo della famiglia e dell’incanto, un rifugio bellissimo al quale ho sempre voglia di tornare ma dal quale, poi, ho un voglia irrefrenabile di scappare.
Ho avuto la fortuna di visitare molte città italiane e estere. Credo fortemente che viaggiare, vedere, sperimentare sia uno dei modi migliori di spendere il tempo che ci è concesso. Non vedo l’ora che si possa nuovamente tornare liberamente viaggiare in sicurezza.

Cosa pensi del progetto SACCA? Ritieni che l’unione di più settori, con una sede fissa e una piattaforma online per la vendita, possano favorire l’accessibilità a un pubblico più vasto e trasversale?

Reputo il progetto SACCA assolutamente coraggioso, sia per il luogo in cui ha preso forma sia per il periodo, purtroppo, complesso che lo ha investito in pieno. È una piccola perla. Condivido la scelta della diversificazione dei prodotti, come dicevo sono sempre a favore delle contaminazioni culturali e artistiche. Inoltre essere presenti online oggi è indispensabile perciò ben venga l’opzione della piattaforma e-commerce.

Domanda jolly! Dì qualcosa che ritieni possa rappresentarti appieno o riesca a sintetizzare al meglio il tuo lavoro, la tua persona o i tuoi progetti futuri

Che siano spazi o complementi di arredo, la mia filosofia di progetto è ottenere soluzioni che abbiano un’estetica semplice, che siano funzionali senza rinunciare ad avere carattere. Soprattutto nel design cerco di associare un impianto progettuale basato su geometrie pure all’occasionale “evasione”, all’eccentricità, alla fuga temporanea ma mirata dal mondo tanto perfetto quanto schematico delle forme pure. Nell’arte del progettare ho trovato il canale di espressione per un “fuoco” instancabile che mi arde dentro. Progettare, disegnare, per me è non è svolgere un lavoro ma una funzione vitale al pari di bere o mangiare.

 

 

Ulteriori info e disponibilità:

https://www.sacca.online/portfolio/alessandra-grasso/

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