Breve nota biografica
Architetto e designer siciliano, nato a Lentini (Sr) nel 1979. Formatomi a Reggio Calabria presso l’Università “Mediterranea”, dove ho svolto attività didattica nei corsi di composizione e progettazione architettonica coadiuvando Marcello Séstito per circa un decennio e collaborando con lui a progetti, concorsi, allestimenti, workshop.
Nel 2007 conseguo con lode la laurea in architettura con il progetto di un centro sportivo galleggiante sul Lago di Lentini selezionato ed esposto, nel 2008, all’esposizione internazionale di Saragozza, Spagna.
Tornato in Sicilia nel 2009, avvio l’attività con studio a Lentini (Sr), traendo ispirazione per la mia ricerca dalla tradizione isolana.
Nel 2015 inizio ad occuparmi di design con progetti di elementi di arredo.
Con il tavolino Conca, nel 2016 sono stato premiato con il “Taomoda Award Talent Design”; l’anno successivo selezionato per la mostra “Prossimo Futuro – 45 designer italiani under 40” e premiato con la menzione d’onore “E. Sottsass” al “Materia – Indipendent design festival” di Catanzaro.
Ho realizzato prodotti per Zag, Trame Siciliane, Romano Pavimenti, Julia Marmi; ho collaborazioni in corso con Duraltop e Ducale Marmi/Margraf.

Tavolino Conca, progetto di Luca Maci premiato al Taomoda
Come definiresti il design oggi?
Molti si ostinano a trovare sempre nuove definizioni al concetto di design, rincorrendo un’idea di contemporaneità a partire dalla sua stessa definizione.
Il design è progetto, ed il progetto (come in architettura) continua a mantenere, immutata da secoli, la sua struttura basata sui tre cardini di utilità, solidità, bellezza. A cambiare col tempo non è la sua funzione, in senso lato, ma i contesti di applicazione (per cui l’attenzione del design comincia a concentrarsi sulla produzione di servizi e non più, non solo, sugli oggetti) ed i canoni estetici. L’uomo ha comunque bisogno di strumenti (siano essi analogici o digitali) e ci sarà sempre necessità che qualcuno questi strumenti li progetti.
Un paio di aggettivi per definire il tuo design
Ho sposato da tempo la definizione di “design genealogico”, estendendo una recente definizione elaborata da Gianluca Peluffo per la sua ricerca architettonica.
Genealogia come legame con l’attività del passato e come ricerca di continuità con l’attività di altri progettisti contemporanei nei quali ci si riconosce per affinità elettive, attinenze, contiguità.
Genealogia come sintesi: da un lato la reinterpretazione del territorio di appartenenza e della sua storia (il legame sanguigno), dall’altro la reinterpretazione dei temi progettuali e del linguaggio dei maestri (il legame intellettuale). La reinterpretazione che non è mai replica, o bieco passatismo, ma ispirazione, metafora, astrazione, evoluzione linguistica.
Da 0 a 10 quanto l’arte contemporanea ritieni possa influenzare il design? Inoltre pensi che sia uno scambio prettamente unilaterale o bidirezionale?
L’arte è una continua rielaborazione di temi e principi, e pittura e scultura hanno spesso influenzato architettura e design, e viceversa (si pensi ad es. al rapporto dell’architettura dei primi del ‘900 con le opere di De Chirico e Sironi, o alla pop art con le opere del radical design). Vi è contiguità/continuità tra le arti, il che mi pare inevitabile, e non quantificabile.
Quali altri settori possono far sentire il loro influsso? E più in generale, quali sono le tue fonti d’ispirazione?
Come dicevo, trovo spesso ispirazione, cerco spesso ispirazione, nella tradizione siciliana, negli oggetti della tradizione spontanea della cultura popolare isolana, dalla quale sono nati diversi progetti, alcuni più direttamente riconducibili a questa (penso ad es. agli oggetti per Trame Siciliane), altri meno perché frutto di una elaborazione più mnemonica, legata alle sensazioni, ai ricordi, ai gesti che certi oggetti richiamano, evocano, piuttosto che ad una reale, visiva, corrispondenza (come per i tavolini Conca e Tris).
Ma questo è uno dei filoni di ricerca, uno degli “appigli” per il progetto. Altre volte, altro motivo di ispirazione è proprio l’arte, in un’estrema sintesi formale che trae origine da alcuni temi pittorici. Gala si rifà alla suggestione visiva delle sfere flottanti di Dalì. Il lavabo Colosso invece lavora sulla sintetizzazione plastica di alcuni elementi architettonici, facendo leva sull’ambiguità e sulla corrispondenza del tutto (l’arena romana) e del dettaglio (il rocco di colonna), come in un frattale, della variazione di scala; ed in questo si fa riferimento (non a caso si citavano prima) ai canoni grafici di sintesi della pittura metafisica e dell’arte pop.
Sicilia terra amara o dolce? Qual è il tuo rapporto con essa? E come ti poni con tutto il resto?
La Sicilia è terra completa e complessa che contiene in sé insieme l’essenza del dolce e dell’amaro, non solo nel senso culinario, ovviamente.
La nostra é una terra ricca di possibili ispirazioni per chi sa vedere e ascoltare: i colori, i profumi, le trame, l’abilità manuale, i paesaggi, i monumenti. Il legame con la Sicilia è forte, forse pure troppo, perché questo legame che ci attira spesso finisce per incatenarci. Così, fare questo mestiere in questa terra, godendo di tutto questo, si paga con la lontananza dai grossi centri produttivi, dalle aziende “design oriented”, dall’attenzione mediatica, dalle possibilità di investimento. “Cu nesci arrinesci” pare ancora sintesi antica di una condizione, ahimé, attuale.
Cosa pensi del progetto SACCA? Ritieni che l’unione di più settori, con una sede fissa e una piattaforma online per la vendita, possano favorire l’accessibilità a un pubblico più vasto e trasversale?
SACCA è una buona occasione per fare sistema, in contrasto con alcuni “vizi” caratteriali dei siciliani, spesso eccessivamente individualisti. Il segreto, che dovremmo apprendere da altre realtà, è proprio quel “fare comunità”; e mi pare che il tuo progetto si muova esattamente in questa, giusta, direzione.
Esprimi un pensiero in riferimento all’attuale periodo che stiamo vivendo e agli eventuali risvolti futuri.
La mutata condizione attuale ci pone di fronte alla centralità della qualità degli ambienti in cui viviamo. Oggi, più che mai, il nostro benessere dipende dalle case in cui viviamo e dagli oggetti di cui ci circondiamo (ad essi si aggiungono gli affetti, ma su questo fronte occorre che ognuno faccia da sé – afferma sorridendo), e su questo dobbiamo e possiamo lavorare. Occorre però che questo genere di interventi ci venga richiesto.
Domanda jolly! Dì qualcosa che ritieni possa rappresentarti appieno o riesca a sintetizzare al meglio il tuo lavoro, la tua persona o i tuoi progetti futuri.
Ricollegandomi alla risposta precedente, la mia speranza è che si possa acquisire tutti, al più presto, la consapevolezza di questo bisogno. C’è un’intera comunità di progettisti pronta, carica, ad accogliere ogni sfida, da aziende e privati, per il benessere collettivo.
Ulteriori info e disponibilità:
https://www.sacca.online/portfolio/luca-maci/